L’arte di Berruti piace perchè si allontana dagli eccessi spettacolari che l’occhio cerca continuamente per lasciarsi sorprendere. E la sorpresa deriva invece da universi che sembrano appena accennati, incompleti perchè formati da contorni e da spazi vuoti della tela. Piace ancor di più perchè l’artista, ha scelto di esprimersi tramite un mondo sempre più spesso dimenticato dagli adulti, quello dell’infanzia e che chissà per quale magia emerge negli adulti, per sopravvivere ad un “eccesso di realtà”. Bambini imbronciati, in fila rigorosa, o chiusi in un girotondo distratto, hanno visi pensierosi come dopo una marachella; i gesti catturati nell’essenza della spontaneità, dominano lo spazio senza ricercare compostezza.

Berruti mette in sequenza i dipinti come se fossero i frame di un film. E nascono così le sculture, come Schoolchildren, 21 sculture in cemento armato e affresco, o Una Sola Moltitudine, per il desiderio di dare a questi spiritelli della nostra coscienza distratta, un’esistenza reale. Le sculture conservano la stessa qualità di un “non finito” dando l’impressione di una visione improvvisa.

Valerio Berruti che lavora all’interno di un’ex chiesa di Verduno del ‘600 va alla ricerca, mescolando classicismo e contemporaneità, di uno stile essenziale, fatto di poche linee evocative. Per questo anche nella mostra di Milano alla Nonostante Marras andrà alla ricerca non della costruzione dell’immagine, ma del senso dei legami affettivi, inafferrabili come ombre, che non durano in eterno ma che si sedimentano nella memoria.

La sua versatilità si è concretizzata in interessanti collaborazioni come quella con Lucio Dalla, disegnando la copertina del cd Angoli nel Cielo, con Sakamoto, con Paolo Conte ma anche con aziende locali piemontesi per illustrare le etichette dei vini.

Foto| Ermanno Tedeschi Gallery

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 23-05-2013