Se non avete mai sentito parlare prima di coaching emozionale non vi preoccupate, si tratta di un percorso terapeutico relativamente recente che ancora non ha preso piede nel nostro Paese, ma che probabilmente sarà molto di moda da qui a qualche tempo. Di cosa si tratta?

Ebbene, per comprenderlo dobbiamo partire dal presupposto che ciascuno di noi è dotato di una propria intelligenza emotiva, spesso, però, sottovalutata e inascoltata. La maggior parte delle emozioni che noi proviamo ogni giorno è del tutto inconscia, ma nasce comunque da una “griglia” di sensazioni già presenti in noi fin dalla più tenera età, di cui ignoriamo organizzazione e profondità.

Se, però, fossimo in grado di gestire il “parco emozionale” dentro di noi, saremmo tutti più consapevoli, e più felici. Per aiutarci in questo percorso nasce la figura dell’emotional coach, “allenatore delle emozioni“, in grado di stimolare in noi una progressiva presa di coscienza di tutte quelle sensazioni e di quella emotività che scorre nella parte più nascosta del nostro subconscio pronta a venire a galla in modo costruttivo. L’intelligenza emotiva su cui il coaching emozionale va a lavorare è strutturata secondo 5 abilità principali presenti (anche in modo latente, nascosto) in tutti gli esseri umani:

  1. Consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, dalle quali si ricavano informazioni utili per ottenere dei risultati
  2. Dominio di sé, controllo delle emozioni
  3. Motivazione che spinge all’azione (in genere di natura emozionale)
  4. Empatia (capacità di entrare in contatto emozionale con l’altro)
  5. Abilità sociale, che ci consente di relazionarci in vari contesti sociali

In misura maggiore o minore queste qualità le possediamo tutti, ma spesso abbiamo bisogno di una guida per riuscire a “tirarle” fuori e utilizzarle con successo nella nostra vita. Ad esempio, il coaching emozionale è molto utile nel risolvere crisi coniugali o in un percorso di preparazione al matrimonio, perché aiuta a portare a galla tensioni (legate ad emozioni) nascoste che devono essere risolte e superate.

Anche i rapporti con i figli e gli altri familiari possono migliorare qualitativamente grazie all’allenamento emozionale. Stesso discorso sul lavoro. Imparare a gestire le emozioni per ottenere una promozione, o semplicemente per esprimere al meglio le proprie potenzialità e inserirsi in un contesto lavorativo anche molto dinamico e competitivo, è cruciale.

Attraverso questa nuova tecnica terapeutica è quindi possibile migliorare la qualità dei propri rapporti con gli altri imparando a dialogare con noi stessi e con chi ci sta intorno semplicemente riconoscendo e interpretando l’ancestrale linguaggio delle emozioni.

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ultimo aggiornamento: 05-01-2014