E’ una consuetudine a cui, tutto sommato ci sottoponiamo controvoglia: ricevere il mazzetto di mimose per la Festa della Donna. Non diciamo di no, non le gettiamo via ma le sistemiamo accuratamente in un bel vaso, magari ringraziamo educatamente chi ci ha fatto quest’omaggio floreale, che può essere il nostro partner, il nostro papà, i nostri amici.

Non diciamo nulla ma… in fondo, a noi, di ricevere le mimose per l’8 marzo, non ce ne frega nulla. Perché il fiore simbolo della Festa della Donna in fondo ci ricorda qualcosa che ci infastidisce profondamente, che ci disturba.

Cosa c’è da festeggiare, dal momento che, solo in Italia, gli impietosi dati Istat ci ricordano che economicamente le donne “valgono” la metà degli uomini, che 2 donne su 3 nel Sud sono disoccupate, che le retribuzioni medie del lavoro femminile non sono equiparate a quelle maschili, che, però, la cura della casa, dei figli e delle persone anziane e malate della famiglia continua a pesare soprattutto sulle pur forti spalle femminili? Insomma, sembra che tutto “remi” contro di noi. Ancora. E allora, che ce ne facciamo di un mazzolino di mimose, che secondo il linguaggio dei fiori significano: sensibilità?

Creature sensibili lo siamo sicuramente, ma anche forti, determinate quando troviamo l’obiettivo giusto da perseguire, coraggiose fino al sacrificio. Ricapitolando, come affrontare la questione mimose con i nostri cari? Possiamo avvisare tutti di risparmiarsi la spesa per l’8 marzo e offrirci, casomai volessero omaggiarci in qualche modo, un buon cocktail (mimosa).

Possiamo optare per un altro fiore, decisamente più utile per la nostra salute, ovvero la gardenia dell’Aism che troveremo nelle piazze italiane proprio in concomitanza con la Festa della Donna. Possiamo preparare per noi e per le nostre amiche un’ottima torta mimosa, ma senza fiori.

Abbiamo ampia scelta, come si evince. Una cosa, però, dobbiamo e possiamo farla, non certo e non solo l’8 marzo, che accettiamo o meno di adeguarci alla consuetudine della mimose. Impariamo a fare più “corpo” tra di noi, tra noi donne. Sosteniamoci in tutte le nostre battaglie, partendo dalle donne più vicine a noi, madri e figlie, sorelle, amiche, colleghe di lavoro. Puntelliamoci l’una sull’altra, difendiamoci a vicenda. Una donna sola, anche se forte, può poco, ma tante donne insieme, possono cambiare il mondo. Con e senza mimose.

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ultimo aggiornamento: 25-02-2014