Le provocazioni sono sempre molto difficili da gestire, nella vita quotidiana come su internet. Ormai avere un profilo pubblico sui principali social network è fondamentale per la propria carriera, soprattutto se si svolgono ruoli importanti, in cui si è esposti se non mediaticamente socialmente. Insomma, vale ormai la regola: se non ci sei, non esisti. La visibilità però spesso si paga, a causa dei troll.

Come ci si può difendere da queste persone o comunità virtuali? Ci sono delle regole da memorizzare, che forse non ci cambieranno la vita, ma sicuramente potrebbero aiutarci ad affrontare il problema con più serenità. La giornalista Ann Friedman (attiva femminista) sostiene che “eliminare gli haters non risolve le molestie online”. Purtroppo l’incitamento all’odio e le minacce contro le donne sono un luogo comune, non basta escludere una persona da un gruppo.

Emily Gould, celebre scrittrice americana, liquida il problema dandosi una risposta misurata e ovvia, ma non scontata: perché mai abbiamo bisogno di combattere i trolls? Basta ignorarli. È questa la prima arma difensiva. María Fernanda, inoltre, aggiunge che le persone misogene vanno ovviamente ignorate, ma bisogna fare attenzione: alcune critiche possono essere costruttive. Impariamo a distinguerle, senza sentirci offese per partito preso.

I commenti cattivi, soprattutto quelli lasciati per il gusto di essere maligno, sono dolorosi e difficili da gestire. Inoltre, le persone si devono rendere conto che le parole sono come dei proiettili, possono ferire le persone ma possono anche cambiare le percezioni oggettive di chi le legge.

Via | Longreads

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ultimo aggiornamento: 26-11-2014