I nostri tempi, sicuramente più prosperi, ma non meno problematici di quelli di inizio Novecento, ci hanno messo di fronte a nuovi grandi spostamenti che hanno segnato il volto della generazione dell’ultimo trentennio, divenendo un vero e proprio esodo culturale. A mostrarci l’impatto di questo fenomeno la mostra Exodus, a cura di Emanuela Termine: da oggi 12 Marzo al 13 Aprile, nell’affascinante spazio del centro internazionale d’arte, Sala 1 di Roma cinque artiste nate fra il 1975 e il 1980, presenteranno le loro opere sull’esodo in relazione a tematiche come l’ identità, il viaggio e la famiglia.
Sara Basta, Elena Bellantoni, Laura Cionci, Mariana Ferratto e Dunia Mauro, dopo lunghe esperienze all’estero (Londra, Finlandia, Sud America, Parigi, Berlino), hanno scelto di tornare e comunicarci tramite installazioni e video una creatività dallo sguardo “ad ampio raggio”, risultato di un irrefrenabile bisogno di cambiare, fuggire e confrontarsi con i luoghi dove il fermento culturale chiama artisti da tutto il mondo.
L’impatto con la loro esperienza nomade non nasconde un normale spaesamento che si traduce in continua ispirazione. Così affermano le artiste, che hanno dato vita, per l’ideazione di Exodus, ad una tavola rotonda della creatività:
Come un moderno Ulisse, l’artista segue l’istinto per il viaggio e per ciò che è lontano finché il desiderio e il bisogno di tornare non lo portano a fare i conti con la propria condizione originaria e con le disparità culturali, sociali, economiche
E anche se fare i conti con il ritorno, significa nuovamente ridefinire i propri confini e alternare delusioni e vecchie speranze, si si prepara a nuove sfide, a nuovi racconti e ad un filo continuo con il Paese che ci ha accolto e che rimane per molto tempo, il nostro.
Foto| Sala 1, Centro Internazionale d’Arte Contemporanea
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