Ogni collezionista vuole arricchire la raccolta con i pezzi più rari della casa di Maranello. I primi della serie appartengono a questa categoria. Ecco il mio profilo del modello scelto per l’approfondimento odierno. Buona lettura.

Ferrari 195 S (1950)

Debutta al Salone di Ginevra del 1950 ed è ha una sagoma limpida e curvilinea. La grinta non le difetta e questo la rende immediatamente riconoscibile. Il suo motore di 2.3 litri, con architettura a 12 cilindri a V, nasce dallo sviluppo del 166 di Colombo, rivisto nell’alesaggio. Con la forza dei suoi 170 Cv spinge vigorosamente la nuova sportiva, con carrozzeria in alluminio, i cui 780 kg di peso sono rallentati da comuni freni a tamburo. Il telaio a longheroni con traverse in acciaio è mutuato da quello della 166 MM.

Viene prodotta in 5 esemplari. Singolare e bella la versione chiusa disegnata, come la spider, da Touring. Questa berlinetta, che garantisce maggior confort, diventa la compagna di avventura dell’imprenditore Giannino Marzotto. Riparmiandogli fastidiosi vortici d’aria e spiacevoli spruzzi d’olio, gli consente di gareggiare in doppiopetto e cravatta; uno stile elegante che porterà a distinguere l’abile driver veneto nella storia dell’automobilismo agonistico. Il debutto in gara della 195 S avviene al Giro di Sicilia, dove la “rossa” detta il ritmo fino al momento del ritiro, che lascia l’amaro in bocca ad Alberto Ascari, grande protagonista delle tornate d’avvio della gloriosa sfida isolana.

La performance lascia comunque intuire il potenziale dell’auto, che non tarderà ad emergere. Già alla Mille Miglia, nel cuore di una fitta pioggia primaverile, la nuova creatura di Maranello conquista i due più alti gradini del podio, con Marzotto e Crosara (primi) seguiti da Serafini e Salani. Una vittoria netta e autorevole, con margine abbondante su Fangio, alla guida un’Alfa 2500. Diverso l’epilogo alla 24 Ore di Le Mans, dove il risultato è pesantemente inficiato da noie tecniche che porteranno al ritiro delle Ferrari in gara. La 195 S torna a vincere, con Serafini e Salani, al Giro di Calabria dell’agosto del 1950. L’affiatata coppia di drivers precede al traguardo Cornacchia e Del Carlo, su vettura gemella.

Giovanni Bracco trionferà in alcuni degli appuntamenti successivi: alla Bologna-Raticosa, alla Vermicino-Rocca di Papa e alla Catania-Etna. Sono tre corse in salita che rientrano nel Campionato della specialità. Si disputano tra due ali di folla esultante, che abbraccia con genuino calore le imprese di un bravo pilota e di una “rossa” che, sulle tortuose strade che si inerpicano fino alle cime dei monti, riesce ad esprimersi con grande armonia, aggredendo con rara efficacia le curve, per merito di un telaio a passo corto che la rende particolarmente maneggevole. Grazie alle vittorie di fine stagione Bracco, che ha disputato le prime fasi del campionato con una 166 MM, si aggiudica il titolo Europeo della Montagna. Dalla Sport deriverà la 195 Inter, adatta ad un uso turistico (verificare). Di quest’ultima verranno prodotti 26 esemplari, carrozzati soprattutto da Ghia e Vignale. Saranno delle coupè ricche di fascino.

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ultimo aggiornamento: 27-09-2013