La Ferrari 225 S del 1952 è una sportiva dalle dimensioni compatte ed è agile e guizzante. Sfoggia una grande facilità di guida, frutto dell’ottimale compromesso fra motore e telaio, che risparmia sgradevoli imprevisti. La sua dinamica si esprime al meglio coi conduttori più navigati, che riescono ad interpretare con grande virtù le sfumature del suo carattere.
Questa creatura trionfa in molte gare, sfoggiando una rara nonchalance, degna della più colta aristocrazia. Qualche volta si rende protagonista di prestazioni che superano le migliori aspettative. Sarà una delle auto più briose degli Anni 50.
La sua linea, elaborata da Vignale (al quale si debbono 17 barchette e 5 berlinette), esprime un grande dinamismo ma, pur essendo piacevole ed essenziale, non ha il carattere leggiadro di altre realizzazioni Ferrari. A dire il vero, nella versione chiusa appare un po’ goffa, per via delle proporzioni forzate. I tratti sono tuttavia morbidi, ed ogni esemplare vestito dall’artista torinese è differente dagli altri, quindi unico, per la riuscita distinzione dei dettagli.
Pregevole il disegno degli sfiati d’aria ellittici che campeggiano sulla fiancata. L’abitacolo, angusto e visivamente corto, è bilanciato da un lungo cofano che ospita il possente 12 cilindri da 2.7 litri, capace di erogare 210 cavalli a 7200 giri al minuto. Il valore assume maggiore capacità espressiva se lo si rapporta al peso dell’auto, pari a 850 kg.
Questo risultato, che agevola il mordente dei modesti freni a tamburo, è reso possibile dalla leggerezza della carrozzeria in alluminio, che riveste il telaio “Tuboscocca” della Gilco. Un solo esemplare, in configurazione spider, viene allestito dalla carrozzeria Touring. Partorita in 23 unità, la 225 S vanta una lodevole precisione di guida che, abbinata a una significativa spinta, la rende efficace nei percorsi sinuosi.
Buona parte del merito va al passo corto, mutuato dai bolidi da corsa realizzati dai maghi di Maranello. Erede di una dinastia nobile, la nuova nata darà del filo da torcere alle agguerrite avversarie. Dopo la sfortunata partecipazione al massacrante Giro di Sicilia -coi piloti Piero Taruffi, Gigi Villoresi, Vittorio Marzotto e Giovanni Bracco costretti a un precoce abbandono- saprà infatti dispensare ampie soddisfazioni.
Già alla Coppa d’Oro di Siracusa arriva il primo successo, con Eugenio Castellotti al volante. Nella versione sperimentale da 3 litri (250 S), con nuovi pistoni e 230 cavalli, trionfa anche alla Mille Miglia, condotta da un Giovanni Bracco capace di governare con autorevolezza il minaccioso attacco lanciato dalle Mercedes 300 SL: il piccolo Davide batte il grande Golia, avviandosi all’Olimpo della gloria!
La “rossa” emiliana conquista addirittura i primi cinque posti al Gran Premio di Monaco del 2 giugno. Sulla linea di arrivo, nel cuore del ricco Principato di Ranieri, l’industriale Vittorio Marzotto guida una sfilata di “cavallini rampanti” che rombano festosamente tra lussuose imbarcazioni e pregevoli dimore. La performance, ad onor del vero, è agevolata da una serie di circostanze favorevoli, ma questo non deteriora il giudizio sulle qualità intrinseche di una creatura eccellente che, nel prosieguo di stagione, sarà capace di conseguire una splendida tripletta al Gran Premio del Portogallo, con Castellotti, De Oliveira e Stagnoli.
La Ferrari 225 S si aggiudicherà anche la Coppa d’Oro delle Dolomiti, il Giro di Calabria, la 2 Ore di Senigallia ed altri appuntamenti minori. Di grande spessore il secondo posto ottenuto da “Pierre Pagnibon” al Tour de France, alle spalle della Panhard di Gignoux. Un curriculum di tutto rispetto, quindi, che segna la storia di questo prodotto vincente partorito dal genio di Enzo Ferrari.
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