Molto simile alla 860 Monza, la Ferrari 290 MM è una bella barchetta, con muso lungo e linea affusolata. Esprime dinamismo ed incarna al meglio l’essenza della velocità. La sua carrozzeria, come al solito, è realizzata da Scaglietti, su disegno Pinin Farina. Aspira a diventare la reginetta della gara bresciana di cui porta il nome.

Due esemplari di questa “rossa” vengono plasmati con parafanghi prominenti ed ampie feritoie per il raffreddamento dei freni. La sigla deriva dalla cilindrata unitaria. Grazie a questo modello la Casa del “cavallino rampante” si aggiudicherà il titolo Mondiale Sport del 1956. Il suo motore di ultima generazione nasce dal lavoro dell’equipe tecnica coordinata dal grande Vittorio Jano, che garantisce un risultato di qualità.

Il nuovo “cuore” ha dimensioni diverse ed è più corto e largo dei precedenti V12. E’ un monoalbero di 3.5 litri a doppia accensione, derivato dall’unità impiegata sulle monoposto (di 4,5 litri, ma non lo metto, prima verifico questo fra parentesi). Alimentato da 3 carburatori Weber quadricorpo (che sostituiscono presto i doppio corpo) sfoggia la bellezza di 350 CV a 7200 giri al minuto. Il rombo pieno e vigoroso di questo “vulcano” a 24 valvole tradisce la dirompente forza interiore.

E’ un propulsore sbuffante di gioia agli alti regimi, che ne costituiscono il campo ideale di sfruttamento. Richiede però un considerevole impegno di guida, a causa della curva di coppia decisamente acuta, che lo rende difficile da interpretare. L’articolata orditura dei tubi di acciaio a sezione ovale della piattaforma telaistica, ancorati a due grossi longheroni, garantisce una notevole robustezza strutturale. Dal felice abbinamento fra la solida ossatura di supporto e il potente motore che ne anima l’azione, derivano delle performance di elevato lignaggio.

La leggera carrozzeria in alluminio consente di contenere il peso, riducendo la fatica dei flemmatici tamburi dell’impianto frenante. Prodotta in 5 esemplari, la 290 MM debutta al Giro di Sicilia dell’aprile 1956. Entrambe le vetture in gara, condotte da Luigi Musso e Eugenio Catellotti, non raggiungono il traguardo per problemi di affidabilità, causati da una messa a punto non ottimale.

Gli inconvenienti vengono subito individuati (e risolti) e, alla Mille Miglia dello stesso mese, Eugenio Castellotti si aggiudica il successo. Quarto, con lo stesso modello, il mitico Juan Manuel Fangio, giunto ad oltre mezz’ora. E’ questa l’affermazione più importante della 290 MM, la cui carriera sarà alquanto breve. Per una serie di sfortunate circostanze la “rossa” guidata da Gendebien e De Portago giunge solo terza alla 1000 km del Nurburgring.

Dopo il ritiro alla Targa Florio, arriva la doppietta al Gran Premio di Svezia, con Maurice Trintgnant e Phil Hill davanti a Wolfgang von Trips e Peter Collins, alla fine di una gara mozzafiato. Il modello si ritaglia uno spazio importante nella storia della Casa emiliana che, grazie al suo contributo, potrà arricchire la splendida bacheca dei trofei.

Foto | Supercars.net

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ultimo aggiornamento: 27-12-2013