FASHION-ITALY-MILAN-GIANFRANCO FERRE

Brutte notizie per il Made in Italy, dopo la scelta dei manager del marchio Ferré di tagliare i ponti con il Belpaese. Il Messaggero riferisce di un annuncio di Paris Group ai sindacati in cui si esprime l’intenzione di disinvestire completamente dall’Italia, dove l’attività produttiva sarebbe di fatto cessata.

Aspettiamo di avere conferme ufficiali, ma il quadro sembra già disegnato. Pare che nella fase transitoria verranno mantenute solo le licenze già in essere. Ovvia la preoccupazione per la perdita sul piano storico ed occupazionale.

Non sappiamo se ci siano ancora margini di manovra, ma un dato è certo: l’Italia sta perdendo molti suoi gioielli, in virtù di un’appetibilità sempre più bassa. E’ chiaro che fare il possibile per invertire il trend sia una priorità, adeguando il quadro ai tempi e migliorando la tela ambientale. Altrimenti la progressiva desertificazione del nostro paese, che sta perdendo grandi griffe, oltre a comparti importanti dell’industria nazionale, andrà avanti in modo inarrestabile.

La maison milanese Gianfranco Ferrè, inserita nella galassia di Paris group dal 2011, taglia così la sua connessione con il territorio del Belpaese, aggiungendo altre note di sconforto a quanti vogliono ancora sperare nel futuro dell’Italia.

Quest’anno, per la prima volta, le collezioni Ferré non sono state presenti sulle passerelle di Milano moda donna, lasciando presagire lo scenario che si sta configurando in queste ore.

Come dimenticare, poi, l’abbandono dello storico palazzo di via Pontaccio ed altri sintomi più o meno grandi di un progressivo allontanamento dall’Italia, il cui prossimo atto sembra la chiusura della fabbrica bolognese, ultimo segno della presenza nello stivale.

L’impianto è fermo da tempo e, secondo quanto risulta a MFF, la centrale operativa e la cabina di regia si sarebbero spostate a Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti. Purtroppo il quadro economico non è dei migliori, con tutto quello che ne consegue, anche in termini di prospettive. Speriamo che ci sia ancora qualche speranza per lo stabilimento in Emilia Romagna e per i suoi dipendenti.

Via | Ilmessaggero.it

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ultimo aggiornamento: 02-03-2014