Luca Cordero di Montezemolo lascia la poltrona di presidente della Ferrari, con decorrenza dal 13 ottobre 2014. Era stato il numero uno di Maranello dal 1991. Ora al ponte di comando siederà Sergio Marchionne, con cui sono emerse insanabili divergenze sulla gestione futura del marchio simbolo del Made in Italy.

Ad incidere sul cambio di guardia, nelle dichiarazioni pubbliche, i risultati poco felici ottenuti dalle “rosse” in Formula 1 negli ultimi anni, che non sono piaciuti al ceo del gruppo FCA, ma si ha la sensazione che i motivi reali tocchino un ventaglio diverso di situazioni.

Queste le parole dell’ormai ex presidente: “Finisce un’epoca, lascio dopo 23 anni meravigliosi e indimenticabili, che vanno ad aggiungersi a quelli passati al fianco di Enzo Ferrari negli anni Settanta”.

Marchionne si appresta ad assumere il nuovo incarico, sapendo di avere una grande responsabilità storica e professionale sulle spalle. Per evidenti ragioni è facile ipotizzare che si farà affiancare da un amministratore delegato. Speriamo sia qualcuno mosso da un amore genuino per le “rosse”.

Avere in ambito operativo un uomo che conosca bene l’identità del marchio sarebbe salutare ed auspicabile, fornendo i riferimenti culturali da tenere saldi in mente. Il desiderio di cambiare le cose di Marchionne è comprensibile in ambito agonistico, ma sul piano produttivo sarebbe deleterio se non tenesse conto della nobile tradizione della casa emiliana.

E’ opportuno che il boss di FCA attribuisca il giusto peso a questo aspetto fondamentale, prima di fare mosse in grado di incidere sulle dinamiche e sull’essenza stessa del brand.

Il “cavallino rampante” non è un marchio come tanti e non può essere svilito nella dimensione della finanza pura, che lo svuoterebbe di contenuti, mortificandone il valore vero, che non è quello dei dividendi, delle operazioni borsistiche, dei matrimoni forzati. Un’immersione nella storia e nella tradizione sarebbe salutare, per non perdere il rapporto con la dimensione del mito. Montezemolo, cui va il merito di una lunghissima scia di successi in ambito industriale, di prodotto e sportivo (basti pensare all’era Schumacher), era una certezza assoluta, anche per la connessione storica e l’amore vero per la Ferrari. A lui va la gratitudine di tutti per aver difeso e custodito al meglio i valori di questo mondo, traghettandoli con impagabile stile nell’attualità. L’intelligenza di Marchionne dovrebbe evitare rischi.

Molte le ipotesi sul tavolo per il futuro. Speriamo che queste non portino alla nascita di SUV, di vetture a quattro porte o diesel e di altre eresie del genere, magari per fare contenti gli azionisti con lauti guadagni, o con l’intento di condividere piattaforme, per ottenere economie di scala e per tirare l’immagine e i volumi di Maserati e Alfa Romeo. Un approccio del genere spegnerebbe la magia delle “rosse”, mortificandone l’essenza.

Speriamo che la Ferrari resti sempre italiana: Gianni Agnelli, uomo simbolo della Fiat, comprò la quota di maggioranza per difenderla dall’acquisto della Ford, salvaguardandone l’autonomia. I nipoti dell’avvocato non possono seguire una strada diversa, che non gli farebbe onore. John e Lapo Elkann sono persone di grande apertura mentale, quindi è lecito aspettarsi le mosse giuste.

Ferrari LaFerrari: regina stradale dell’era Montezemolo

In certi ambienti circola la voce di un possibile polo del lusso tricolore, guidato da Ferrari, che abbracci tante eccellenze del Made in Italy. Fare sistema sarebbe una forzatura nella fattispecie, ma potrebbe non essere del tutto negativo, a condizione di avere il pieno e assoluto rispetto dei singoli marchi, che devono essere gestiti in modo specifico, senza che i loro simboli diventino delle etichette da travasare a destra e a manca. Questo Marchionne lo sa benissimo. Convinto che la sua azione si muoverà sulla giusta rotta, con la passione rossa per stella polare, gli auguro una proficua attività. Al tempo stesso ringrazio Montezemolo per l’eccellente lavoro svolto e per la continuità dell’opera del Commendatore. Il sentiero da lui tracciato, nel solco della migliore tradizione, non può essere smantellato, perché sarebbe la fine della Ferrari. Anche le deviazioni comportano un alto indice di rischiosità. Meglio evitarle. Spero nella saggezza del prossimo management.

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ultimo aggiornamento: 10-09-2014