Design
Tre libri di design da non perdere
Semplicità, oggetti di vita quotidiana e le leggi della comunicazione visiva: questi i temi di tre libri da non perdere assolutamente
Ci sono molte cose che influiscono sullo stile, sulla carriera e sulla formazione di un designer, una tra queste è cosa legge. Tramite la lettura possiamo apprendere, sperimentare nuove visioni del mondo che ci circonda e alimentare la nostra creatività in modo esponenziale. Ho selezionato tre titoli che non possono mancare nella vostra biblioteca e che, a prescindere che siate dei designer o meno, vale la pena leggere.
Le Leggi della Semplicità di John Maeda
Preside presso la Rhode Island School of Design, John Maeda, classe ’66, studia da anni le relazioni che intercorrono tra design e tecnologia. Questo libro è frutto del progetto Simplicity, ovvero la ricerca di sistemi per semplificare la vita quotidiana delle persone. Attraverso il concetto di semplicità, Maeda delinea i criteri basilari per la progettazione, che ogni professionista dovrebbe seguire nel proprio lavoro.
Emotional design. Perché amiamo (o odiamo) gli oggetti della vita quotidiana di Donald A. Norman
Il campo di ricerca di Donald Norman è lo studio dell’ergonomia, del design, e più in generale del processo cognitivo umano. Partendo da un simpatico aneddoto sulle teiere, Norman ci spiega come, al di là della funzionalità, del processo produttivo e dei materiali di un determinato oggetto, la componente fondamentale che ne assicura il successo è quella emotiva.
Design e comunicazione visiva di Bruno Munari
Bruno Munari è stato uno dei personaggi più influenti nel panorama dell’arte e del design italiano del novecento. In questo testo esplora il concetto di design, di materiale e come funziona la logica creativa. Ma il lato più interessante di questo libro, è l’insieme di lettere che Munari scrive per il quotidiano milanese “Il Giorno”, che raccontano le evoluzioni del suo corso di Comunicazione Visiva tenuto alla Harvard University nel 1967. Una sorta di diario in cui sono annotate le reazioni degli studenti alle varie esercitazioni, uno spaccato dell’università americana degli anni ’60 e le impressioni dello stesso Munari sulle lezioni.
Foto | Frattali