Il calcio femminile in Italia non è considerato come il calcio maschile. Anzi, non è proprio considerato, a differenza di altri paesi nel mondo, nei quali, invece, oltre a essere molto seguito e anche molto in voga. Non è un caso, ad esempio, se Stephanie Roche è in lizza per ricevere il premio del gol più bello (è riuscita a sbaragliare calciatori uomini del calibro di Diego Costa o Zlatan Ibrahimovic, arrivando nella finale a tre con Robin Van Persie e James Rodriguez).

Negli Stati Uniti d’America il calcio femminile è molto seguito: gli stadi si riempiono di tifosi e tifose scatenate, ma sono anche moltissime altre le squadre europee che hanno puntato moltissimo sulle squadre femminili e non solo su quelle maschili, come ad esempio il Bayern Monaco, il Paris Saint Germain, il Lione…

E in Italia? In Italia non va altrettanto bene: solo 25mila tesserate, contro le 250mila di Germania e le 65mila della Turchia. E l’attenzione mediatica e del pubblico è davvero molto bassa, anche se ci sono molte piccole realtà locali di calcio a 11 o a 5.

Come mai da noi la situazione è tanto diversa? Sicuramente in Italia vigono ancora vecchi e inutili stereotipi, che inducono a pensare che le donne non solo non possono parlare di calcio (vedi le dichiarazioni di Gennarino Gattuso su Barbara Berlusconi), ma non sarebbero nemmeno in grado di giocarlo, trattandosi di uno sport “tipicamente e prettamente maschile”. Del resto se a dirlo è Carlo Tavecchio in un’intervista a Report, prima che venisse incaricato presidente della Figc, c’è qualcosa che non va nella nostra società. E c’è molto su cui riflettere. Le esatte parole furono:

finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio, sulla resistenza, sul tempo, sull’espressione atletica.

Sono i pregiudizi sulle donne che devono finire, è l’idea che ci siano ruoli e compiti che spettano solo alle donne e altri solo agli uomini che devono cessare di esistere, altrimenti la parità dei diritti tra uomini e donne sarà davvero difficile da raggiungere. Non esistono sport da donne e sport da uomini, come non esistono lavori da donne o lavori da uomini. Esistono attitudini, predisposizioni, che vanno al di là del genere.

Foto | da Flickr di wjarrettc

Via | Corriere

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ultimo aggiornamento: 06-12-2014