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Clicca qui per leggere il testo integrale del discorso sulle donne di Luciana Littizzetto a Sanremo 2013

Ieri si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne, l’adesione a One billion rising è aumentata di giorno in giorno fino a diventare un imprescindibile evento accolto con grande partecipazione in tutto il mondo.

In 197 Paesi si è deciso di ricordare il giorno di San Valentino come quello consacrato alla volontà di battersi contro una delle piaghe sociali che ci accompagna da sempre e che non accenna a diminuire: “una donna su tre, durante l’arco della propria vita, viene stuprata o subisce violenza”, recita la presentazione dell’evento che è stato lanciato grazie all’impegno di Eve Ensler, drammaturga e sceneggiatrice statunitense, autrice dei famosi “Monologhi della Vagina”, opera teatrale del 1996 tradotta in 35 lingue e dal quale è nato il V-Day, movimento globale che si batte contro la violenza sulle donne.

Ieri sera all’Ariston, dove in questi giorni stiamo assistendo alla sessantatreesima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, Luciana Littizzetto ha contribuito anche lei a celebrare l’evento di cui faremmo tutti volentieri a meno. La terza serata dedicata alla musica ha preso il via con un monologo che l’attrice ha tenuto seduta sulle scale calpestate in questi giorni da cantanti, attrici, attori, campioni dello sport e celebrità varie. Per poco più di 11 minuti il luccichio si è preso una pausa e si è parlato di amore e di violenza, subita impunemente.

Con un incipit scherzoso come è solita fare, la Littizzetto dopo aver maldestramente congedato Fazio ha cominciato a parlare di amore. L’amore che ieri trovava la sua massima realizzazione in una festa che ha alle sue radici ben poco di romantico. Ma, tant’è, anche un uomo che picchia la sua compagna, sua figlia, una madre, un’amica, una mogli, una sorella, una donna, non potrà mai provare amore nei suoi confronti.

Un uomo che ci mena, non ci ama.

Il discorso della Littizzetto potrebbe fermarsi a questa affermazione, perfetta ed esaustiva nella sua semplicità. Ma questa volta un monologo così ispirato, su un tema che mai dovrebbe essere trascurato, non può fermarsi ad una singola frase seppure così lampante.

Dopo aver infatti raccontato alla sua maniera gli innumerevoli motivi che portano una donna ad amare un uomo nonostante le tante manchevolezze, Luciana è arrivata a parlare di quello che non è amore, anche quando lo si definisce tale, quel morboso sentimento/desiderio di possesso che spinge un uomo a picchiare una donna trattandola come se fosse un oggetto di sua proprietà.

Nell’ultimo anno in Italia 127 donne sono state uccise da mariti, fidanzati, padri e da coloro con i quali hanno interrotto una relazione. Un fenomeno che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi, insieme alla convinzione che anche questa possa essere i qualche modo una forma d’amore. Ovviamente è una vergogna, come ha detto Fazio, ma anche un retaggio culturale difficile da scardinare. La Littizzetto fa commuovere e pensare:

Vogliamo rispetto. L’amore con la violenza e le botte non c’entrano niente. Un uomo che ci mena, non ci ama, mettiamocelo in testa.

Poi si sfila le altissime scarpe di colore rosso, lo stesso che è stato scelto e indossato da tutte le donne che ieri in tutto il mondo hanno ballato contro la violenza, e anche lei comincia a danzare a difesa di tutte coloro per le quali, purtroppo, ancora oggi è difficile separare di netto l’idea che l’amore non sia subire soprusi e pensare che anche così si può essere amate.

Foto | © Getty Images

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ultimo aggiornamento: 15-02-2013