Il pentolame in ghisa, tanto caro alle nonne, è ancora oggi oggetto del desiderio di ogni cuoca provetta. La ghisa permette infatti una cottura omogenea dei cibi, riducendo la quantità di grassi (attaccano meno rispetto ad acciaio o alluminio) e aumentando invece il sapore degli alimenti.
Fra tante doti positive però, ce ne sono alcune che ci rendono pentole e padelle in questo materiale meno simpatiche. In primis la ghisa è pesante e non consente di spadellare quanto e come si vorrebbe, in più è anche “esigente” per quanto riguarda la pulizia, non accettando bene il classico lavaggio in lavastoviglie o quello col comune detersivo per piatti.
La ragione è semplice: la ghisa assorbe. Per questa ragione se iniziamo a strofinarla di buona lena con la spugnetta imbevuta di acqua e sapone, possiamo stare pur certe che frittate, verdure in padella e uova al tegamino si porteranno addosso un odioso retrogusto di Nelsen. E noi faremo una lavanda gastrica ad ogni boccone.
Per questo motivo, così come avviene per le teiere e per le caffettiere, anche il pentolame in ghisa andrebbe pulito ordinariamente con semplice acqua calda e un panno pulito, oppure facendo bollire acqua e bicarbonato per qualche minuto, grattando poi via le eventuali incrostazioni.
Per la pulizia più profonda c’è la valida alternativa del mix olio d’oliva e sale grosso. Versate un cucchiaio di olio nella padella, aggiungete il sale e usate un panno pulito per strofinare l’emulsione su tutta la superficie. In ultimo eliminate i residui aiutandovi con uno strappo di carta assorbente.
In ambo i casi terminate la procedura posizionando la pentola sul fuoco, scaldandola e versando mezzo cucchiaio di olio d’oliva. Con una salvietta di carta spandete bene il grasso, il quale fornirà un utile strato protettivo dalla ruggine e manterrà la superficie antiaderente. Prima di riporre lasciate freddare e usate la carta per eliminare l’eccesso di unto.
Foto | da Flickr di cybrgirl
Riproduzione riservata © 2024 - PB